L’8 marzo a Roma niente mimose ma mele perché “siamo figlie di Eva” ma non l’Eva imposta come simbolo della tentazione, del peccato e della caduta. No: siamo figlie di quella Donna che colse il frutto della sapienza e generosamente lo offrì ad Adamo.
Se peccato ci fu il suo nome è desiderio. Desiderio di sapere e desiderio di condividere.
Mele vere accanto a mele-parole: altrettanti frutti pericolosi e proibiti se nascono da mente di donna. Parole prese in prestito e donate a chi l’8 marzo prenderà la metropolitana a Roma, come ogni giorno, dividendo il suo tempo tra la fretta di arrivare e i pensieri distratti da una vita in corsa…
La presunzione di noi figlie di Eva sarà di fermare questa corsa o di rallentarla un poco offrendo all’ascolto le parole di 23 scrittrici, italiane e non, che hanno fatto di Roma una città d’elezione o una tappa di pellegrinaggio o un luogo narrativo della loro scrittura.
16 persone libro della cellula romana, in collaborazione con la Commissione delle Elette e l’Atac, si disporranno per 9 stazioni partendo contemporaneamente alle ore 11.30
da Cipro (Linea A) – stazioni Spagna, Repubblica, Arco di Travertino
da Bologna (Linea B) – stazioni: Policlinico, Laurentina, Eur Fermi
per congiungersi a Piramide alle ore 13.30 in un coro finale.
Queste le 23 autrici dal sapore proibito.
- Ingeborg Bachmann o Ruth Keller
- Edith (Steinschreiber) Bruck
- Patrizia Cavalli
- Alba Carla Laurita de Céspedes y Bertini
- Cristina Comencini
- Maria Rosa Cutrufelli
- Gabriella Ferri
- Forough Farrokhzad
- Natalia Ginzburg
- Lia Levi
- Rosetta Loy
- Anna Magnani
- Melania Gaia Mazzucco
- Alda Merini
- Elsa Morante
- Lidia Ravera
- Amelia Rosselli
- Goliarda Sapienza
- Clara Sereni
- Valeria Viganò
- Christa Wolf, nata Christa Ihlenfeld
- Adeline Virginia Woolf, nata Stephen
- María Zambrano
«… In un bar romano ho visto e ho contato: una gatta con orecchie argute e un muso quasi glabro, calzoni bianchi e un panciotto color miele di un’epoca migliore. Un cameriere che faceva versare il caffè e traboccare l’aperitivo dai bicchieri. Un ragazzino col grembiule allacciato davanti che lavava le tazze e i bicchieri e non andava mai a letto prima di mezzanotte. Clienti che andavano e venivano, e un cliente che tornava ogni volta e viveva di piccoli sorsi d’amarezza.» (I. Bachmann,Quel che ho visto e udito a Roma-traduzione di Anita Raja).
…Le mattine sono nebbiose e gli alberi gocciolano fra i lampioni ancora accesi mentre Adone guida la macchina fino al Gianicolo. Ai mercati le donne in scialli grigi rovesciano ceste di arance sui banchi e l’acqua schizza sotto ai parafanghi.
Maddalena saluta Adone e va a portare la sua immacolata bellezza tra vecchie malandate e brune ragazze meridionali dai grandi occhi tristi nei visi giallastri, odore di caffè cattivo e di biancheria mal lavata.
Esce sulla terrazza da dove Roma dilaga nella tempera diluita delle vecchie case, e respira a pieni polmoni l’aria tiepida di tegole per levarsi di dosso il loro odore di saliva e miseria.
(Rosetta Loy, La bicicletta)
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“Seduta sotto i pini di Villa Borghese, o nel giardino pubblico di piazza Cavour, dove mi conducevano a giocare, parlavo di Cuba alle mie amiche e anche di un’altra isola dell’arcipelago cubano, l’isola dei Pini: «Che poi sarebbe quella che Stevenson ha chiamato Isola del Tesoro». Tutte sgranavano gli occhi, perché conoscevano il libro. Quando aggiungevo che Cuba si trovava sulla rotta dei corsari che andavano all’arrembaggio dei galeoni spagnoli diretti alla Tortue, il mio successo era folgorante”. (Alba de Céspedes, Con grande amore)
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